INCONSCIO NEL POETA:
L’inconscio in Pascoli sebbene in modo minore rispetto ai poeti
precedenti, lo si può vedere in un poemetto, “Digitale Purpurea”,
in questa lirica il poeta narra di un fiore dal colore rosso, molto bello
a vedere ma che se odorato provoca la morte.
La narrazione è ambientate nel cortile di un convento dove ivi
si trovano le sorelle del Pascoli: Maria, bionda e umile rimane impietrita
da tale notizia e non riesce ad avvicinarsi al fiore, mentre Rachele con
occhi ardenti che fremono dalla voglia, si lascia affascinare dal fiore
che sta a rappresentare l’esperienza amorosa.
Inconsciamente il poeta fa corrispondere alla figura di Maria, un senso
benevole in quanto ella decise di passare la sua vita nella speranza della
ricostruzione del nido familiare, mentre Rachele assume una figura spregiudicata,
quasi maligna per aver deciso di sposarsi, matrimonio al quale, per giunta,
il Pascoli non parteciperà.
ANALISI BREVE DEL POETA:
Giovanni Pascoli nasce l’ultimo giorno dell’anno 1855 a San
Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli).
Il padre fu amministratore di una importante tenuta dei principi di Torlonia
e quindi assicurò alla famiglia delle condizioni economiche più
che agiate.
Sulla vita di Giovanni però, all’età di dodici anni,
si abbatte una triste sventura, il padre viene assassinato il 10 agosto
1867 mentre torna a San Mauro.
Tale lutto andrà a plagiare la personalità del Pascoli che
lo richiama in diverse liriche come ad esempio X agosto e Cavallina storna.
In X agosto in particolare, la data assume diversi significati, il 10
agosto non è solo la data della morte del padre, ma è anche
la notte di San Lorenzo, con il cielo che “piange il lutto”,
ma non solo, San Lorenzo infatti sta anche a rappresentare la malvagità
umana, si ricorda che egli morì dopo essere stato arso vivo su
di una graticola.
Da allora altri lutti si abbatterono sulla propria famiglia, ciò
portò il poeta nel cercare diverse volte di ricostruire il nido
familiare oramai distrutto.
Proprio per tale motivo, il diverso sentimento verso le sorelle, già
citato in Digitale Purpurea.
Pascoli elaborò inoltre la “poetica del fanciullino”,
egli pensava infatti che in ogni essere umano è presente un fanciullo.
Questo non si lascia travolgere dal progresso ma riesce ancora a meravigliarsi
della natura, ma solo il poeta riesce ad ascoltare la voce di tale fanciullo.
Sempre in merito alla natura è da ricordare la raccolta “Myricae”
(tamerici), titolo proveniente da un verso delle Bucoliche di Virgilio,
che sta a significare tamerici o arbusti di piccolo taglio.