Wikileaks: punirne UNO per liberarne CENTO!

dicembre 10th, 2010

Julian AssangeJulian Assange, fondatore e volto simbolo di Wikileaks, ha annunciato la pubblicazione di importanti dossier diplomatici provenienti dalle ambasciate Usa di tutto il mondo. Per inciso: Assange è ricercato poichè accusato di stupro, ai danni di due donne svedesi. Vengono pubblicati i documenti di Wikileaks, l’evento è definito “l’11 settembre della diplomazia”. E’ un’attentato alla stabilità mondiale e ai delicati equilibri tra paesi. Assange è ricercato. Le donazioni e gli altri supporti gli vengono negati. Assange, rimasto solo e sotto mandato di arresto internazionale, si consegna alla polizia inglese. Assange è stato incarcerato e posto in isolamento “per la sua stessa sicurezza”, e ora gli hacker (cattivoni…) assaltano i siti web di coloro che hanno negato di continuare a supportare le pericolose attività di questo moderno criminale del web.

Questo è più o meno quello che il cittadino medio ha potuto trarre dalle notizie del telegiornale riguardanti il caso Wikileaks. Oltre alle scottanti rivelazioni che hanno più il sapore del gossip di bassa lega che delle notizie-bomba capaci di sconvolgere il mondo. Notizie più sconvolgenti dei festini selvaggi e del botox dei nostri governanti di sicuro ce n’erano, nei cablogrammi “sfuggiti” alle ambasciate. Ma i media ordinari hanno preferito tacerle, e insistere su questi chiacchiericci, quasi come per cercare di salvare il salvabile e tenere lontano la verità dalle orecchie di coloro che non conoscono mezzi d’informazione alternativi, la maggioranza. Gli altri navigano, qualcuno avrà letto i documenti originali (disponibili anche sul nostro sito) e si sarà fatto una sua opinione. E’ proprio questo lo scopo di Wikileaks secondo il suo fondatore: far si che ognuno possa interpretare i documenti originali senza filtri (e nell’informazione di oggi di filtri ce ne sono fin troppi). Si chiama giornalismo scientifico. Per altri si chiama attentato alla sicurezza nazionale. E nonostante si gridi al terrorismo da tutte le parti, Assange è stato incarcerato con mandato internazionale per violenza sessuale ai danni di due donne svedesi, una delle quali si vocifera sia una spia federale (Ironicamente avremmo potuto suggerire al signor Assange di rifugiarsi in Italia, dove per reati del genere la pena è nulla infima…). Nessuna traccia di accuse di corruzione, terrorismo, niente. Che storia ingarbugliata, ce ne sarebbe da scrivere la trama di un film. La verità? Nessuno la conosce. L’impressione? Che questo non sia l’11 settembre della diplomazia, bensì della democrazia. Certo, ogni Stato per funzionare ha bisogno dei suoi segretucci, ma vero è anche che il cittadino ha tutto il diritto di sapere la verità. Il cittadino deve sapere cosa lui stia votando, chi stia scegliendo o -nel peggiore dei casi- per quale causa stia combattendo. E’ clamoroso il fatto che tutti i paesi che contano, all’unanimità, stiano tentando di tappare la bocca ad un uomo fino ad ora innocente, ma pericoloso, con una scusa un”accusa che sa tanto di fasullo. E colpisce ancora di più il fatto che il pericolo sia la diffusione della verità e la conseguente presa di coscienza dei cittadini. Una verità non ancora ufficiale ma ufficiosa; sui documenti spesso si ritrovano cose che tutti pensavano ma che nessuno aveva mai dimostrato. “L’ignoranza è forza” diceva George Orwell, e a quanto pare aveva ragione.

La novità in tutta questa storia, che ci riguarda da vicino, è la presenza di internet. In questi giorni stiamo assistendo a una vera e propria “battaglia”: da un lato i detrattori di Wikileaks, che hanno tolto sostegno ad Assange oscurandogli dominio, conto in banca e account per le donazioni, dall’altro gli Anonymous di  Payback Operation, un progetto collettivo di difesa della libertà di parola in Internet, che tenta di sensibilizzare la popolazione mediante attacchi DDoS di grande clamore ai siti delle aziende implicate (Mastercard, Visa, Amazon ecc.). Il loro sito attualmente non è raggiungibile ma è possibile comunque visualizzarne la copia cache tramite Google dalla quale è possibile leggere le motivazioni del gruppo. Ulteriori informazioni sono disponibili nella press release rilasciata dal gruppo. L’ultimo aggiornamento vede Facebook e Twitter censurare cancellare gli account utilizzati per coordinare il movimento. Vedremo crollare anche loro? Internet, si sa, è un mezzo di comunicazione non completamente imbrigliabile nelle redini del controllo politico, e per questo è temuto (chissà perchè in giro si parla di internet solo come veicolo del male e mai come mezzo di condivisione e libertà di espressione). Internet è -o perlomeno è quello che vogliono farci credere- il rifugio delle persone “scomode”, un luogo oscuro dove trafficano criminali di ogni specie. Ma è anche l’unico luogo in cui può circolare una verità che invece è distorta e manipolata dagli organi di stampa tradizionale.

E’ questo il bello: se la verità vuole emergere lo farà! I nostri lettori sapranno bene che se anche una sola persona ha nel proprio pc la copia di un documento, quel documento non può reputarsi distrutto. Lo sa bene Assange che ha affermato che, anche se gli succedesse qualcosa, ci sono almeno 100 mila persone in possesso dell’archivio completo delle informazioni (cifrato) e pronte a pubblicarlo. In effetti, nel luglio scorso su Wikileaks è comparso un misterioso file, reso disponibile a tutti, delle dimensioni di 1.4 Gb, chiamato “insurance.aes256″ e la cui estensione fa riferimento appunto alla cifratura AES, una delle più potenti al mondo e utilizzato -ironia del caso- proprio per i documenti “top secret” del governo americano. Per ora non si sa nulla di questo file misterioso, ma se effettivamente esso contenesse importanti informazioni cifrate, una volta rivelata la chiave, la decodifica sarebbe abbastanza semplice anche per un utente non esperto. Per inciso, Assange è stato messo in isolamento poche ore fa…che sia proprio questo il motivo?

Gli sviluppi di questa storia sono ancora in corso e chissà quali saranno i prossimi colpi di scena. Con il tempo si potrebbero persino invertire i ruoli di questa vicenda ingarbugliata. A noi, fino a prova contraria, piace immaginare Julian Assange come un difensore della libertà di parola e di pensiero, come lui stesso ha dichiarato in un editoriale tutto da leggere. Da tutta la vicenda, però, la cosa più evidente è che i nostri governanti sono totalmente a digiuno di tecnologia e sanno ben poco delle complesse dinamiche del web. E’ ridicolo pensare che oscurando un sito o arrestando il suo fondatore si possa mettere a tacere tutto.

Come dicevamo? Ah si, l’ignoranza è forza…

Anna Di Benedetto

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Filed under: Diritti Digitali,Novità

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4 Comments Add your own

  • 1. admin  |  dicembre 10th, 2010 at 21:57

    Avete letto tutto? Bene :) provate a rileggere dall’inizio solo le parole in grassetto ;)

  • 2. Dominik  |  dicembre 11th, 2010 at 12:02

    lol, letto sia l’articolo che le parole in grassetto xD
    bel messaggi in codice ;)

  • 3. Dominik  |  dicembre 11th, 2010 at 12:03

    “codice”

  • 4. admin  |  dicembre 11th, 2010 at 12:31

    ;)

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